Roccas: le pietre sarde si sposano con il design

Dall’amore per la Sardegna e per le pietre naturali nasce il brand Roccas la cui mission è quella di rivisitare l’artigianato sardo in chiave moderna per portare la bellezza dell’isola e del design contemporaneo in tutte le case e strutture ricettive.

La prima collezione di Roccas è nata dall’ingegno di Barbara Maria Atzeri, fondatrice del brand, in collaborazione con il lighting designer veneziano Nicolò Zavagno.

Questa collezione, presentata al pubblico a dicembre 2021, comprende: una serie di arredi, luci ed accessori in cui la pietra solida e robusta assume morbidezza e praticità grazie al tocco del design.


Noi della BTD Crew abbiamo avuto il piacere di intervistare Barbara Maria Atzeri e attraverso le sue parole ti porteremo a fare un viaggio alla scoperta del mondo Roccas: partiremo dalla storia di com’è nato il brand per poi svelare tutti i segreti che riguardano la sua collezione.

Barbara raccontaci la storia di Roccas e come ti è venuta l’idea di fondare questo brand

La mia passione per le pietre nasce durante l’infanzia: quando ero bambina passavo molto tempo nel piazzale della marmeria di mio padre e mi emozionavo a guardare i lastroni di pietre naturali.

Nel 2011, quando ho iniziato a lavorare nel campo dell’edilizia, mi è venuta l’idea che avrei potuto avviare una collaborazione con i miei fratelli per utilizzare i materiali lapidei non solo per i rivestimenti ma anche per elementi di design.

Allora purtroppo mi bocciarono l’idea perché pensavano non vi fosse mercato per quel tipo di prodotti.

Un punto fondamentale che mi ha portato a credere nel progetto Roccas è stata la perdita di mio fratello Francesco (Checco) nel 2014.

La marmeria di famiglia è stata fondata nel 1973 da mio padre ed è stata rimodernata nel 2000, creando due capannoni nel momento in cui vi è stato il cambio generazionale. Quell’anno i miei due fratelli maggiori hanno preso le redini dei due laboratori e ne hanno gestito uno a testa.

Quando mio fratello Checco ci ha lasciato, il suo laboratorio è stato chiuso.

La promessa di Barbara dopo la perdita del fratello Checco

Francesco lavorava da quando era molto giovane, aveva rinunciato agli studi perché voleva fare il marmista. Era meticoloso, faceva lavori molto minuziosi e gli piaceva il design.

Dopo qualche giorno dalla morte di Checco gli ho fatto una promessa davanti a mio padre: volevo riaprire il suo laboratorio e portare avanti l’attività.

Questa era una promessa enorme perché allora non avevo esperienza, stavo lavorando nel settore edile ed erano tempi di crisi per il settore dell’immobiliare e di conseguenza dell’edilizia e della marmeria.

Nonostante questo io e mio fratello Antonio abbiamo deciso di assumere un marmista per riavviare l’attività di nostro fratello.

Le difficoltà non mancavano: non avevamo molto lavoro anche perché non avevamo fatto pubblicità e in pochi sapevano che avessimo anche quest’attività. Inoltre la marmeria dell’altro mio fratello Alessandro riusciva a soddisfare la richiesta del momento. In più eravamo impegnati nell’edilizia, e non era facile gestire entrambe le aziende.

Quindi dopo un po’ abbiamo incluso il nostro marmista nella squadra degli operai edili della nostra azienda, la A.B. Costruzioni, e abbiamo accantonato il progetto di riavviare il laboratorio di Checco.

Il periodo dell’Erasmus per Giovani Imprenditori a Londra

Un punto di svolta nella storia di Roccas avviene nel 2015 quando sono partita per fare L’Erasmus per Giovani Imprenditori in uno studio di architettura a Londra.

Il mio obiettivo era quello di esportare marmi e graniti sardi in inghilterra, ma allora non avevo esperienza nel settore: non sapevo come si acquistassero i materiali, come arrivassero dalle cave.

Ricordo che avevo fatto fare un campionario dei materiali sardi e lo avevo portato a Londra: era fatto di legno con incastonati i campioni dei diversi marmi e graniti ed era pesante da trasportare.

La lampada Spargi

Ho approfittato di quel periodo di Erasmus per fare esperienza. Nel tempo libero andavo nella periferia di Londra a visitare le marmerie, fingendomi una cliente: facevo finta di avere una casa a Londra e chiedevo dei preventivi per una scala o altri prodotti in marmo.

E così ho avuto modo di vedere come erano organizzati i laboratori londinesi, come lavoravano, quali materiali utilizzavano e quali erano i loro prezzi di mercato.

Durante l’Erasmus, una sera l’architetto per cui lavoravo mi aveva portato ad un evento di presentazione di una collezione di elementi di design in marmo.

Erano elementi semplici ma gli accostamenti che avevano fatto per l’esposizione erano meravigliosi. Mi avevano colpito anche i prezzi: un tavolo, che poteva costare ad esempio 500 sterline poteva essere rivenduto anche a 12 mila.

È stato in quel momento che mi si è accesa la lampadina e ho pensato: perché non posso provare anch’io a realizzare degli elementi di design in marmo in Sardegna?

Una volta tornata a casa la mia famiglia ancora non credeva nel mio progetto perché continuava a pensare che la mia idea non potesse attecchire nel mercato sardo.

L’ispirazione per creare Roccas è arrivata anche grazie alla partecipazione a fiere di settore come la Marmomac a Verona e la Cersaie a Bologna.

Il portacandele Serpeddì

Il corso di Laurea in Design Industriale è stato decisivo nella nascita di Roccas

Arriviamo al 2018: quell’anno mi sono iscritta al corso di Laurea in Design Industriale dell’Università San Raffaele di Roma, perché stavo cercando un corso di Interior Design.

La mia idea era quella di offrire un servizio aggiuntivo nell’edilizia: oltre alla vendita della casa volevo dare ai miei clienti anche consigli su come arredarla.

Questo corso di laurea mi ha aperto un mondo: mi ha formato un sacco a livello teorico sul design e sulla storia dell’arte, un’altra mia grande passione.

Nel 2019, io e mio fratello Antonio abbiamo deciso di sciogliere la nostra società perché avevamo progetti diversi. Io volevo partire da sola, continuando la mia esperienza nel settore immobiliare, e allo stesso tempo volevo investire nel progetto Roccas.

La parentesi nel settore alberghiero: il progetto Roccas viene messo in pausa

L’anno dopo sono partita in Messico e quel viaggio mi ha spinto a riflettere: mi sono chiesta se il lavoro nell’edilizia lo stessi facendo solo per assecondare la mia famiglia o se fosse realmente una mia passione.

Quindi ho deciso di prendere un periodo di pausa per decidere cosa fare nel futuro.

Ripresa in mano la mia passione per le lingue e per il turismo, che per un pò avevo messo da parte, ho deciso di partire per Milano per lavorare come receptionist in un albergo.

 Poco prima di fare quella esperienza, sono stata nella capitale meneghina per dare un esame di Elementi di Progettazione per il Design: dovevo presentare un progetto ideato da me, che allora chiamai Perdas. Poi da un’indagine di mercato era risultato che molte aziende si chiamavano così e l’ho trasformato in Roccas.

La professoressa, che teneva anche dei corsi per l’innovazione per l’artigianato, mi disse che la mia idea era ottima, ma che avrei dovuto apportare dei miglioramenti.

Questa sua affermazione mi scosse molto però ormai avevo deciso di partire lo stesso per Milano.

Il tavolino Tony

Il segno del destino: Barbara deve creare Roccas

Il destino ha voluto che non riuscissi a trovare la casa per trasferirmi a Milano. Così  mi rimbocco le maniche e torno nella marmeria di Francesco e decido di stravolgere l’ufficio e farlo mio.

Ho presentato la mia idea di creare elementi d’arredo con pietre sarde al marmista che lavorava con mio fratello Alessandro, e lui si è mostrato fin da subito entusiasta di lavorare con me.

Poi ho sentito anche Nicolò Zavagno, a cui io l’anno prima avevo parlato del mio progetto, e quindi abbiamo iniziato la collaborazione.

Nel 2020 il progetto Roccas ha subito molte battute d’arresto perché ho ripreso ad occuparmi anche dell’edilizia e poi a causa del lockdown io e Niccolò abbiamo dovuto lavorare sempre a distanza: è riuscito a venire in marmeria solo a dicembre 2021, in occasione della presentazione al pubblico della nostra collezione.  

Nicolò disegnava i progetti e poi io e il marmista facevamo le prove in marmeria e le inviavamo a Nicolò.

Spesso facevamo delle videochiamate in modo che lui potesse supervisionare il lavoro del marmista.

Le lampade Caprera e il vassoio Is Arutas

A cosa vi siete ispirati per realizzare la collezione di Roccas?

Il nostro obiettivo era quello di alleggerire i materiali per rendere il prodotto contemporaneo e allo stesso tempo maneggevole.

Creare un vassoio o un tagliere da cucina non è stato semplice: lo spessore minimo delle lastre che vendono i fornitori è 2 cm e noi siamo riusciti, dopo vari tentativi, a portarlo a 5 mm su una lunghezza di massimo 30 cm.

Quante lastre abbiamo rotto! Anche perché poi più tenti di rendere il materiale più sottile più c’è il pericolo che si spezzi.

Massimo Il marmista, che lavora con mio fratello, si occupava al mio progetto nel tempo libero: il sabato dalle 6 del mattino fino all’ora di pranzo, oppure gli altri giorni dopo le 18, dopo l’orario di lavoro.

Lavorare con lui mi ha formato tanto: mi ha permesso di toccare con mano il lavoro del marmista, di vedere i macchinari in funzione e come si fanno le rifiniture a mano.

Devo molto anche ai miei fratelli perché hanno avuto la pazienza di introdurmi nel settore dei lapidei. Mi hanno trasferito tutte le loro conoscenze e sono sempre stati disponibili ad aiutarmi, realizzando anche loro dei prototipi.

Il sottopiatto Flumendosa, sottobicchieri Majori e il poggiaposate Posada

Quali materiali avete utilizzato per la collezione e perché li avete scelti?

Ho scelto di utilizzare i marmi sardi prima di tutto perché volevo fare un omaggio alla mia isola.

Non esiste altra zona al mondo che presenta in così pochi chilometri quadrati di estensione superficiale una simile gamma di produzione di materiale lapideo sia in senso qualitativo che quantitativo.

In secondo luogo perché l’artigianato sardo – argomento che ho avuto il piacere di studiare per la mia tesi di laurea –  è uno dei più sviluppati di tutto il mediterraneo.

Grazie alla condizione dell’insularità, non avendo contatti con l’esterno, noi sardi abbiamo dovuto sviluppare delle capacità per sopravvivere e abbiamo iniziato a lavorare qualsiasi tipo di materiale.

Un’altra motivazione che mi ha spinto ad usare le pietre sarde è anche la differenziazione dell’offerta: è vero che ci sono molte aziende che producono design in pietra ma non ce ne sono che producono design contemporaneo utilizzando esclusivamente materiale sardo.

E infine ho scelto i materiali sardi per la loro bellezza. Vedi ad esempio il marmo di Orosei (paese situato nella Sardegna nord-orientale), una pietra stupenda che si abbina con tutto in virtù del suo colore neutro ed elegante, e inoltre può essere usato in qualsiasi stile.

Nella collezione di Roccas oltre al marmo di Orosei quali altre pietre naturali avete utilizzato?

Oltre al marmo di Orosei abbiamo scoperto altri due tipi di marmo che provengono da una piccola cava del Sulcis (la zona sudoccidentale della Sardegna), che ha due sezioni: una produce il black secret, nero con venature bianche, e l’altra produce il silver moon, bianco.

Sono entrambi marmi molto belli e cristallini.

Abbiamo usato il black secret per realizzare il poggiaposate Posada e il tavolino Ray, con base bagnata in oro e con il top nero, mentre il silver moon non siamo ancora riusciti ad usarlo, lo stiamo custodendo come un gioiello in attesa di creare un complemento d’arredo degno della sua bellezza.

La lampada Caprera
La piantana La Marmora

Oltre al marmo di Orosei e al black secret nella collezione di Roccas abbiamo usato anche il basalto, che è quel rettangolo nero che si trova nella lampada Caprera.

Una cosa che ci incuriosisce tanto è il settore del naming, adoriamo scoprire cosa si cela dietro al nome di un brand: da cosa nasce il nome Roccas?

Essendo un progetto nato per omaggiare la Sardegna mi sono sentita in dovere di dare un nome sardo.

Il primo nome che mi era venuto in mente era Perdas, che mi piaceva molto però poi mi sono resa conto che era stato già utilizzato da diverse aziende e marchi. Così ho optato per Roccas.

Nicolò Zavagno ha studiato il logo e per casualità ha sottolineato le lettere C e A di Roccas. Ricordo che quando ho mostrato il logo a mio fratello mi ha fatto notare che quelle erano le iniziali di nostro fratello Checco.

Che coincidenza! Io all’inizio ho realizzato questo progetto proprio per fare un regalo a lui.

Successivamente Nicolò ha alleggerito su mia richiesta il logo e lo ha reso contemporaneo in linea con lo stile del brand.

Inizialmente il logo era ridondante: erano presenti tanti riferimenti alla Sardegna come la sella del Diavolo (promontorio che sorge nella zona Sud di Cagliari) e la sottolineatura di CA in omaggio alla città di Cagliari.

Dopo la variazione, la sottolineatura delle lettere C ed A è stata eliminata, e queste due lettere sono diventate più piccole rispetto alle altre lettere, con la prima C più grande rispetto all’altra.

Serpeddì, Coghinas, Serpentara, Omodeo, Caprera: i nomi dei complementi d’arredo della collezione Roccas richiamano la Sardegna, come è avvenuta la scelta dei nomi?

Ho aperto Google mi sono lasciata ispirare, ho scelto i nomi che mi piacevano e li ho poi associati ai prodotti.

Roccas Design
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